Il nostro patatino Alessandro è nato il 3 Agosto 2018, pesava 3,220Kg ed era bellissimo; un sogno divenuto realtà. Dopo tre giorni lo abbiamo finalmente riportato a casa iniziando la nostra avventura da genitori.
Io però sentivo dentro di me che ci fosse qualcosa che non andava anche quando ancora eravamo in ospedale, ma tutti continuavano a rassicurarmi: erano “timori normali” dicevano
Invece il nostro incubo iniziò esattamente l’11 Agosto, mentre il nostro patatino dormiva nel pomeriggio iniziò ad emettere in modo continuativo un suono lamentoso.All’inizio non riuscivo a capire , ho pensato di tutto, speravo fosse momentaneo anche perché Ale continuava ad alimentarsi normalemente era solamente leggermente più spento del solito.
Alle 20 circa siamo andati in ospedale ad Atri, ma la pediatria non era attrezzata per un bimbo così piccolo cosi ci hanno trasferiti in TIN all’ospedale di Pescara, mi portano via il piccino alle 3 di notte per visitarlo (purtroppo in TIN non si può entrare) lo sentivo gridare da lontano e mi sentivo impotente avrei fatto di tutto per alleviare la sua paura il suo dolore, ma non potevo.
Finalmente ci fecero entrare e parlammo con una dottoressa fantastica che ci spiegò il tutto: il bimbo non stava bene sembrava avere una sepsi tardiva dovuta ad un batterio che avrebbero dovuto scovare, e definì la situazione “molto molto delicata”; insomma mio figlio avrebbe dovuto lottare per la vita.
Per essere brevi Alessandro peggiorava di giorno in giorno: polmonite, collasso di un polmoncino, fu intubato, sedato, subì una trasfusione di sangue e fu imbottito di antibiotici.
Nel tempo venimmo a scoprire che la bestia che aveva causato tutto ciò era uno Stafilococco Aureo resistente alla Penicillina al 90% preso nell’ospedale dove era nato perché è un batterio che solitamente si trova in ambienti sterili.
Vedevo il mio piccolo una volta al giorno e spesso in quella stanza di ospedale ero sola con lui e la morte nel cuore (mio marito aveva dovuto riprendere a lavorare). Ed in questo viaggio orribile che ho incontrato i volontari dell’Associazione L’Abbraccio dei Prematuri, sono stati una luce in un tunnel buio parlai un po’ con loro che provarono a ridarmi la speranza che ormai stavo perdendo. Mi dissero che una volta a settimana sarebbero stati in reparto e io li vidi come un’ancora di salvezza per il mio cuore che sprofondava sempre più negli abissi. Qualcuno che come me ci era passato e aveva vissuto quello che io mi trovavo a vivere, qualcuno che poteva davvero capire quello che provavo. Di questo avevo bisogno di sentirmi compresa, non mi servivano parole, avevo solo bisogno di parlare con qualcuno che mi capisse e loro mi capivano.
Alessandro in tutto questo è stato un leone, ha combattuto come un guerriero e ha iniziato a migliorare, piano piano e grazie alle cure scrupolose dei medici e infermieri del reparto ha sconfitto la bestia. Ora ha 2 anni è un bimbo vivace, una piccola radiolina accesa costantemente, parla con tutti e tantissimo. E noi ce lo godiamo giorno dopo giorno attimo dopo attimo.