Skip to main content
Condividi

La storia di Maria Frida inizia così…
Anidramnios e restrizione della crescita fetale, disse il dottore quel 10 Dicembre.
Il dolore che provai al suono di quelle parole fu profondo.
Come era possibile? Andava tutto bene fino a poco fa, perché proprio a noi?
La pancia della mamma non era più un posto sicuro e così…
dopo una lunga notte di preghiere…
la mattina dell’11 dicembre sei nata tu da un cesareo d’urgenza.
Appena in tempo dissero i medici. Il peggio è passato pensai ingenuamente.
Non conoscevo la prematurità, tutti mi dicevano “deve solo crescere”…
ma in realtà Tu così piccola dovevi imparare a vivere.
Salii in Terapia Intensiva Neonatale (Tin) dopo 24 ore e vidi te un piccolo scricciolo pieno di tubicini.
670 grammi trovai scritto sul pulcino giallo, meno del peso stimato dall’ecografo.
Quando i neonatologi mi spiegarono che cosa fosse la prematurità, e tutte le possibili complicazioni provai uno sconforto ed una paura viscerale.
I giorni passavano e mentre tutti mi chiedevano “quanto pesa ora?” io avevo il terrore di perderti, perché la prematurità non è solo una questione di peso, è altro … molto altro, ed è vero che lo capisci solo se lo vivi.
“Vedrai a due chili te la ridanno” dicevano tutti, e noi intanto su quelle montagne russe emotive avevamo a che fare con gavage, cpap, ossigeno si, ossigeno no.
Ah quanto avrei voluto lamentarmi come tutte le mamme dell’ala sud (del sonno perso, del poco latte, dei rigurgiti) pensavo. Mi ripetevo “Volevo solo essere una mamma normale” ed invece poi con il tempo mi sono resa conto di essere una mamma speciale è questo non mi dispiace affatto perché non darò mai nulla per scontato.
In pochi vengono scelti come testimoni di un miracolo.
Io e il tuo papà chini su quell’incubatrice ti abbiamo sussurrato parole di coraggio e abbiamo imparato a vivere le 24 ore affrontandone una per volta.
Abbiamo imparato il valore dell’attesa, dei grammi presi, dei cc in più di latte.
Ci abbiamo creduto intensamente tutti e tre e alla fine Tu hai vinto.
Il 18 febbraio dopo 72 giorni di Tin siamo tornati a casa tutti insieme.
Ti aspettava Pino, il tuo cagnolino che da bravo fratello maggiore ora ti tiene d’occhio sempre.

Figlia mia sei per me un inno di Fede, di Amore…
Tu così piccola ci hai insegnato la Vita e che niente è impossibile.
Sono sicura che Continuerai ad insegnarci tanto
ed io e il tuo papà ci impegneremo per essere alla tua altezza oggi, domani, sempre.

Grazie al reparto di ginecologia di Pescara che ha salvato mia figlia.
Grazie a tutto lo staff di Neonatologia di Pescara che ha insegnato a vivere a Maria e
ci ha accompagnato per mano alla fine di un tunnel che sembrava senza via d’uscita.
Grazie alla Madonnina che ha vegliato su di noi.
Grazie all’associazione “L’abbraccio dei prematuri”, che tenendo fede al suo nome ci ha abbracciato in tutti i modi possibili.
Grazie a parenti e amici che nonostante la pandemia ci sono stati virtualmente vicini.
Grazie alle altre mamme e papà della Tin, in quella stanza di aspetto parlavamo una lingua comune e ci siamo sentiti tutti un po’ meno soli.
Grazie a te, Piccola Mia, che hai lottato per vivere e sei tornata a casa dalla tua mamma, dal tuo papà e da Pino!

Claudia, Mamma di Maria Frida

Condividi

Leave a Reply